Te dashur miq,
ky podcast realizohet në kuadër të një iniciativë shumë interesante të Institutit të Kulturës Italiane në Tiranë, në bashkëpunim me Mi radio, e cila ofron një seri programesh të dedikuara për artin dhe kulturën italiane, dhe veçanërisht për kinemanë italiane. Ky vit konsiderohet një vit i veçantë, sepse përkon me rastin e festimeve në të gjithë botën, të njëqindvjetorit të lindjes së regjisorit te madh italian Federico Fellini. https://www.youtube.com/watch?v=YW2VfmvA--c
Në këtë seri podcast, unë do të përpiqem të prek temat që lidhen me kinemanë italiane, duke propozuar informacione, konsiderata, analiza dhe studime që do të ndihmojnë dashamirët e filmave të krijojnë njohuri të reja, apo edhe thjesht të zgjerojnë ato ekzistuese.
Nëse duhet te zgjidhja një titull, do ta quaja këtë seri episodesh, "Arka e Noes", për shkak të natyrës selektive që ajo përfaqëson. Sikurse e dini ne Arken e tij Noe zgjodhi speciet qe duhet te shpetonin nga permbytja e madhe. Edhe unë do të përpiqem ne këtë seri, te sjell një seri temash, bazuar në filmat më të bukur dhe mbi gjërat më të dashura për mua, nga ato gjëra që me të vërtetë ia vlen te kujdesemi dhe ti promovojme.
Do ta filloj këtë seri me titullin e parë: Tetë e Gjysëm (Otto e Mezzo)
Ky është mbase filmi, të cilin do ta zgjidhja, nëse duhej të shpëtonte vetëm një film në historinë e kinemasë. Sepse ky nuk është për mendimin tim, thjesht një film, por është një formë e evoluar e shprehjes artistike e sjellë përmes një gjuhe unike filmike, dhe një seri elementesh të tjerë që ia vlen të trajtohen.
Jeta është gjithcka që ndodh mes realitetit dhe ëndrrës dhe askush si Fellini nuk ka arritur të penetrojë në këtë linjë të hollë dhe të arrije ta përshkruajë limbon njerëzore në format më të përkora artistike. Me këtë podcast po përpiqem të hap një dritare të vogel në universin e këtij gjigandi të kinemasë.
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Salve,
io sono Ilir Butka e oggi, dopo anni e anni di tentazioni, per la prima volta nella mia vita, parteciperò in realizzazione di un podcast.
Si tratta di un'iniziativa del Istituto Italiano di Cultura, in collaborazione con il Mi Radio, che prevede una serie di programmi dedicati all'arte e cultura italiana, e in particolare al cinema italiano.
Questo anno è considerato un anno speciale, perché coincide con l'occasione di festeggiamenti in tutto il mondo, per via del centenario della nascita di Fellini.
Proverò di toccare in questa serie di podcast, argomenti legati al cinema italiano, portando presso di voi un insieme di informazioni, considerazioni, analisi, e studi che aiuteranno gli amanti del cinema a creare nuove conoscenze, oppure semplicemente allargare queste esistenti.
Se si volesse un titolo lo chiamerei questa serie di episodi, "L'Arca di Noè", per via della natura selettiva che essa rappresenta.
Cercherò quindi di trattare in questa serie, un insieme di argomenti, basato sul film più belli, e sulle cose più care a me.
Di quelle cose che veramente valesse la pena di salvare.
Comincerò questa serie con il primo titolo: Otto e Mezzo
Questo è forse il film che sceglierei di salvare se si trattasse di poter salvare solamente un film nella storia del cinema.
Perché questo non è, secondo me, semplicemente un film, ma lo è una forma evoluta di espressione artistica portata in porto tramite un ingegnoso linguaggio del film, e un insieme di altri elementi che vale la pena di trattare.
Ma prima di parlare per il suo film dobbiamo parlare di lui.
Chi era lui? Chi era Fellini? Chi era il maestro che lo sentiamo spesso nominato
A parte che questo termine “Il maestro” è inflazionato troppo, secondo me, considerando tale ognuno che raggiunge una certa esperienza, un certo successo, e purtroppo chi gode anche un certa età. Quasi se fosse legato tutto con gli anni di lavoro, si sarebbe convertito quasi in un premium pensionistico.
Chiamare MAESTRO è infatti un modo per dimostrare il nostro rispetto verso qualcuno, accarezzare il suo ego.
Il titolo maestro si offre a qualcuno che raggiunge un alto livello di capacità e maturità professionale.
Però se si dà questo titolo a un regista, automaticamente noi possiamo considerare la cinematografia un mestiere.
Infatti il Cinema che cos'è? E arte o una disciplina?
Il cinema e industria o una forma di espressione artistica?
Il film è mestiere o arte? E un prodotto o un'opera d'arte?
Fare film è un mestiere oppure è creatività?
Infine il regista è un maestro o un artista?
Queste domande vengono naturali quando parliamo di Fellini perché lui era simbiosi del cinema stesso.
Queste domande e la risposta di esso stanno forse al centro della grande differenza tra cinema americano e cinema europeo
Gli Americani considerano il cinema un mestiere e il film un prodotto.
Invece per europei il cinema fa parte di una forma dell'espressione artistica
E il film dovrebbe essere un'opera d'arte.
"suoi film definiscono il film come arte" - ha detto Steven Spielberg parlando di Fellini:
In questo senso io direi che Fellini stesso, accetterebbe il titolo maestro come un espressione americano per dimostrare rispetto verso lui e la sua opera.
Ma secondo me, lui si sentirebbe meglio con il titolo di creatore, di un grande artista, secondo il concetto europeo per il cinema, al quale lui ha dato onore di esistere.
«Il cinema è il modo più diretto per entrare in competizione con Dio» (Ha detto lui stesso, Federico Fellini, il che vuol dire che lui lo considerava il regista, l'autore, quindi se stesso come un creatore, come un competitore di dio. In parte questo è vero, visto che l'autore decide di far vivere o morire un personaggio o una storia, avendo cossi poteri sovra naturali, in un mondo creata da loro stessi.
Felliniano era un denominazione per definire il suo modo di fare film, totalmente personale, e fuori da ogni schema conosciuto in quel momento. Lui si certamente, faceva del cinema, un arte.
…………………
E adesso parliamo del Otto e Mezzo
Realizzato a 1963 Otto e Mezzo viene dopo sette film precedenti di Fellini e lui lo considerava giustamente come l'ottavo film della sua carriera, insieme con altri piccoli interventi realizzati in precedenza che lui li considerava “in virgola" mezzo film.
Non avendo un titolo da dargli: lui si accontenta del provvisorio 8½
Quando parla del progetto all'amico Ennio Flaiano questo sembra più scettico che convinto; come si può filmare il pensiero di un uomo, la sua immaginazione, i suoi sogni?
Infatti Fellini non aveva pronto una vera sceneggiatura per questo film, ma soltanto pezzettini di storie alle quali lui era legato personalmente e voleva realizzarli, senza però avere una idea chiare riguardo il film in generale.
«non ho più niente da dire ma lo devo dire lo stesso» dice Diego, il suo personaggio, interpretato da Marcello Mastroianni.
Mastroianni non fu comunque la primissima scelta, all'inizio infatti Fellini pensò a Laurence Olivier o Charlie Chaplin. Rimangono invece fin dall'inizio, Anouk Aimée, già presente ne La dolce vita, e Claudia Cardinale.
Tutto il film venne interamente doppiato perché i dialoghi non erano ancora chiari per Fellini, ma anche per l'interventi di Fellini che incitava continuamente attori durante le riprese.
Per la prima volta in questo film sentiamo la vera voce di Claudia Cardinale, il quale veniva sempre doppiata da qualcun altra attrice, perché la sua voce era considerata non adatta per il cinema.
L'amante del protagonista fu interpretata da Sandra Milo, con quale Fellini aveva veramente un rapporto sentimentale.
Pochi messi prima di cominciare a lavorare per l'Otto e Mezzo, Fellini aveva avuto un collasso fisico e non solo. Lui era stremato.
Fellini era molto preoccupato che il film, difficile come era, poteva non essere recepito dallo spettatore. le scene oniriche, i sogni, inizialmente lui pensava di colorare di seppia, proprio per distinguerle dalle altre, per poter essere così più esplicito.
Lui in stesso tempo aveva una tremenda paura di fallire con questo progetto, e per questo cercava di alleggerire quanto poteva la situazione confermando che si trattava semplicemente di una commedia. In fatti aveva messo una nota alla camera del Gianni Di Venanzo dove era scritta: “Non dimenticare che questa è una commedia"
Tutto questo confusione personale coincideva per fortuna con la confusione artistica che il film doveva rappresentare, dando vita così a un situazione molto interessante, che rispecchia la crisi creativa di un artista, di un regista, che era lo stesso autore di questo film.
Quindi il Otto e Mezzo e il film dentro il film, cioè il autore non vede fuori ma vede dentro, vede se stesso. Si tratta del specchio perfetto con quale regista si confronta.
Proprio per questo l'Otto e Mezzo divento l'esempio migliore della capacità del autore per rappresentare uno dei momenti più magici, quello di creazione artistica, e tutti gli sforzi umani e intellettuali che lo accompagnano in questo processo divino.
Infatti Otto e Mezzo non è un film, non è neanche una semplice creazione, e un requiem di un fallimento, realizzato maestosamente da convertirsi in un successo strabiliante.
Il film comincia con un sogno che praticamente fa la parte del intro.
Intro e quella parte fondamentale che ci permette all'autore di presentare lo spettatore con informazioni molto importanti riguardo la storia che lui sta per vedere. Intro quindi e un occasione ideale per recepire tutti dati riguarda i personaggio principale, il posto, quindi spazio, l'epoca, quindi il tempo, e altri informazioni come il contesto generale, situazioni specifici etc etc Quindi tramite l'intro del film noi possiamo capire tutto il contorno che ci può aiutare lo spettatore a non sentirsi estraneo al racconto della storia.
Ma cosa vediamo noi nel intro del otto e mezzo? Quali informazioni riceviamo?
Nel intro del Otto e Mezzo, (uno dei più spettacolari della storia del Cinema) vediamo un fiume di auto fermi in coda, dentro un tunnel.
Notiamo Guido Anselmi, il personaggio principale del film, alter ego di Fellini intrappolato dentro nella sua auto. Lui è in apnea, gli manca il respiro, soffocato, chiuso in auto con l’amante.
Noi capiamo che lui, cioè il regista Felini, simbolicamente si trova in un spazio molto stretto, claustrofobico.
Guido è circondato da una passerella di ritratti e corpi senza volto, inermi che lo guardano. Loro non lo possono aiutare. il vetro dell auto è appannato, lui comincia a pulire, il vetro dell auto con la speranza di guardare meglio, di capire la sua situazione. Guido riesce a liberarsi aprendo la finestra dell'auto, ma non scende in strada. Lui vola sopra le auto e si dirige verso la uscita del tunnel.
Con la dissolvenza incrociata lo troviamo volando in alto, attraversando le nuvole, che simbolizzano il successo, ma lo sente che puo cadere, quindi puo fallire. Lontano dalla terra, si trova legato in piede con una corda.
“Giu definitivamente”, ordina un personaggio con le sembianze più di un dirigente benestante che di un onnipotente dio.
Come succede nei sogni difficilmente può capire il posto, quindi spazio, lo scopriamo poi tardi dopo il risveglio. Si capisce però il tempo, si tratta di un film contemporaneo, moderno, con una forte referenza a esistenzialismo. Dobbiamo apprendere con molta attenzione questa informazione perché ci servirà a capire il situazione che verrà poi presentata con la narrazione del film.
Simbolicamente in questo intro noi possiamo ricevere una esaustiva sintesi della situazione di Guido.
Questa e la chiave per entrare nella storia e capire il linguaggio totalmente personale e autoriale di Fellini
Guido si sveglia dal sogno e si trova in casa di riposo, circondato dal medico e dagli infermieri che prendono cura di lui. Scopriamo che malessere di Guido non era solamente spirituale ma anche fisico. Il stress l'ha fatto a pezzi.
…………………….
Forse questo e unico film dedicato a stesso regista.
Un narcisismo mai visto prima, ma dove il regista però, non è niente altro che un fallito, un antieroe per eccellenza.
Non si capisce bene se Guido si trova in questa casa di riposo per riposare o per lavorare nella realizzazione del suo nuovo film.
Per scappare dalla sua vita coniugale,
e divertirsi con l’amante funambolica,
oppure trovare l'amore eterno con l'aiuto di Claudia, “splendida e solare” come Guido steso lo definisce.
Guido Il personaggio principale e un bugiardo. Lui è un pinocchio adulto e moderno.
E se veramente questo fosse il crollo finale di un«bugiardo senza né estro né talento»? Dice lui davanti allo specchio.
E come anche nella favola di Pinocchio lui ha il suo grillo parlante personificato da Jean Rougeul, il critico cinematografico, che lo massacra di critiche e lo consiglia abbandonare il progetto.
Otto e Mezzo e film dove il film non c'è. Intendo il modo tradizionale di concepire un film, dove si narra una storia che ha un inizio, uno sviluppo e una fine. No, in otto e mezzo non si tratta di questo.
Otto e mezzo e un film senza tempo, perché durante il film assistiamo a un viaggio continuo, avanti e indietro nella retrospettiva, quando il personaggio principale Guido, da picolo va a scoprire eroticita ampia e generosa di Saragina, e poi adulto cerca il “amore vero e profondo” di Claudia come lui si esprime.
Di nuovo piccolo Guido al convento, denunciato e condannato per i suoi errori blasfemi, e poi di nuovo adulto in cerca di benedizione dalla sua eccellenza, il Cardinale.
La linearità di narrazione cinematografica è frantumata e intrecciata in un mosaico di scene separate tra di loro che somigliano più a un teatro. Si, in otto e mezzo potette trovare il teatro, infatti Fellini suggerisce una forma di recitazione con forti esclamazioni teatrali per quanto riguarda l'espressione attoriale.
Ma anche tutto l’aspetto visuale come l'illuminazione, la fotografia, i costumi e la scenografia, sono teatralmente contaminati.
La fotografia firmata da Gianni Di Venanzo e un capolavoro artistico concepito in bianco e nero, fortemente sovraesposto in certe scene. Di Venanzo aveva già realizzato un anno prima L'Eclisse di Antonioni e partecipava a Otto e mezzo, con il massimo dei crediti.
Infatti il suo contributo si rivelò cruciale per il film.
Con il suo aiuto Fellini ha potuto realizzare un gioiello visivo, degno di un sogno.
il film è composto in tredici (13) atti o scene, chiaramente divise tra di loro, costruito in scenografie e locations fissi, che ti ricordano molto i atti di un spettacolo teatrale.
Con l'aiuto di una meravigliosa colonna sonora firmata da Nino Rota, certe scene realmente si trasformano in un sinfonia dello spettacolo.
la mia lettura, come d’altronde ogni analisi può essere speculativa, ma aiuta a cercare la chiave per decodificare un film dell'autore che come tutte le opere autoriali ha una chiave personalizzata che corrisponde all'autore stesso.
Mentre la storia e firmata da Fellini e Ennio Flaiano, la sceneggiatura è firmata da Fellini, Flaiano, Tullio Pinelli e Brunello Rondi
Certamente la partecipazione di Ennio Flaiano, Gianni Di Venanzo, Nino Rota, e altri grandi professionisti che hanno collaborato, hanno portato questo film verso le prestazioni artistiche, emozionali e professionali di altissima qualità.
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Il film comincia con un sogno. si tratta dell incubo del Guidò, il personaggio principale del film che personifica lo stesso regista.
Intro del film generalmente serve per presentare la storia, personaggi, luoghi e atmosfera.
Nel intro del Otto e Mezzo, (uno dei più spettacolari della storia del film) vediamo un fiume di auto intrappolate in coda, dentro un tunnel.
Notiamo un Guido in difficoltà di respiro. Lui tenta a pulire vetro dell'auto con la speranza di guardare meglio, di capire la sua situazione.
Lui è in apnea, soffocato, chiuso in auto con l’amante.
Guardato da una passerella di ritratti e corpi senza volto, inermi che lo circondano. Guido riesce a liberarsi aprendo la finestra dell'auto, ma non scende in strada. Lui vola sopra le auto e si dirige verso la uscita del tunnel.
Con la dissolvenza incrociata lo troviamo volando in alto, lontano dalla terra, legato in piede con una corda.
“Giu definitivamente”, ordina un personaggio con le sembianze più di un dirigente benestante che di un onnipotente dio.
Guido si sveglia dal sogno e si trova in casa di riposo, circondato dal medico e dagli infermieri che prendono cura di lui. Scopriamo che malessere di Guido non era solamente spirituale ma anche fisico. Il stress l'ha fatto a pezzi.
Forse questo e unico film dedicato a stesso regista.
Un narcisismo mai visto prima, ma dove il regista però, non è niente altro che un fallito, un antieroe per eccellenza.
Non si capisce bene se Guido si trova in questa casa di riposo per riposare o per lavorare nella realizzazione del suo nuovo film.
Per scappare dalla sua vita coniugale, e divertirsi con l’amante funambolica, oppure trovare l'amore eterno con l'aiuto di Claudia, “splendida e solare” come Guido steso lo definisce.
Guido Il personaggio principale e un bugiardo. Lui è un pinocchio adulto e moderno.
E se veramente questo fosse il crollo finale di un«bugiardo senza né estro né talento»? Dice lui davanti allo specchio.
E come anche nella favola di Pinocchio lui ha il suo grillo parlante personificato da Jean Rougeul, il critico cinematografico, che lo massacra di critiche e lo consiglia abbandonare il progetto.